mercoledì 9 maggio 2012

Un modesto consiglio al prossimo sindaco di Genova

Mi permetto: un modesto consiglio al prossimo sindaco di Genova, chiunque sarà. Faccia un falò. Non delle vanità, che piacerebbe forse ai genovesi epigoni (in sedicesimo) del Savonarola. Faccia un falò delle banalità. Anzi, dei luoghi comuni. Via tutto: De André, le litanie di Caproni, i camalli, i caruggi, le bagasce. Aria nuova, per la Diana! Basta con tutti quei luoghi comuni triti e ritriti, repertorio buono per un qualsiasi giornalista della Repubblica, quando il giornale lo manda a mangiarsi la farinata in Sottoripa. Via, via.
A partire dal più tignoso di tutti: Genova città di sinistra. C'è gente ormai che è convinta che Genova sia stata governata dal Pci dalla fine della guerra, come una specie di Bologna tirrenica. È uno dei luoghi comuni più ingiustificati, insieme forse alla convinzione che De Andrè abbia scritto dei testi in genovese. Genova è la capitale conservatrice di una regione ultraconservatrice, e di media procede a cicli trentennali. Un trentennio democristiano, un trentennio a sinistra (e nel complesso più social-repubblicano che comunista). Adesso lo sfinimento dice che sarebbe l'ora di cambiare, ma non succederà, per la pochezza delle alternative. Solo che il problema è questo: il ritardo nell'invertire il ciclo vale una volta di più a dimostrare quanto la città languisca. Anzi, proprio muore: muore di luoghi comuni. Un luogo comune soffoca, intorpidisce, impigrisce: è anestetico. Perciò il mio appello va alla sinistra locale: faccia una cosa, si renda irriconoscibile. E renda irriconoscibile Genova a se stessa: ci guadagneranno di sicuro entrambe. E al primo citarsi addosso di un Renzo Piano o di un Don Gallo, alla prima occasione in cui esce un articolo che cita i travestiti di via del Campo, le cravatte di Finollo, la storia vera di Marinella, il ritratto di Lenin nella Sala Chiamate della Compagnia Unica (che non è più unica da un bel pezzo), i caruggi, l'ascensore di Castelletto, la nuova amministrazione minacci querele. Abuso di luogo comune. Ne sorgerà una sensazione di capogiro come non la si sentiva da secoli: che sia il preludio della rinascita o l'ultimo brivido prima della fine, non potrà che essere piacevole. 
Detto questo, e parlando di amministrative, dei tanti luoghi comuni su Genova, uno l'avrei voluto vedere confermato ancora una volta. Quello che la vuole città in cui “nemo profeta in patria” è legge inderogabile. E invece, proprio quello sono andati a smentirmi.

2 commenti:

  1. molto bello
    grazie per dare voce a pensieri comuni
    Cristina

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  2. E comunque Genova si vede solo dal mare.

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