La scelta del "Va' Pensiero" come Inno ufficiale della Padania è una delle bizzarrie della nostra vita politica. In realtà, ha una spiegazione piuttosto semplice che risiede in due vizi comuni dalle nostre parti: pigrizia mentale e ignoranza.
Quanto al primo, c'è poco da dire. "Va' pensiero" è sempre stato il primo candidato a sostituire "Fratelli d'Italia". Gran parte di quelli che disprezzavano l'Inno di Mameli (ed erano, fino a qualche anno fa, legioni) agitavano gli avambracci in ampi segni circolari di approvazione al solo sentir nominare il coro del Nabucco. Come a dire: "quello sì, sarebbe un inno..." La Lega si è solo accodata. A parziale giustificazione, c'è da dire che l'esercizio di fantasia richiesto era da far vacillare: difficile trovare un inno nazionale quando non c'è la nazione (non dico lo stato, dico proprio la nazione...).
Comunque, subita la scelta, bisognava giustificarla. Ed è qui che viene in aiuto l'ignoranza: quella dote condivisa tanto dalla dirigenza quanto dall'elettorato leghista e che li rende così flessibili di fronte ai fatti storici. Si sa: quando si ignorano i fatti, è facile sbizzarrirsi sulle interpretazioni. Basta dare un occhiata qui. Il sito della sezione di Rho non sarà la voce ufficiale del movimento, ma visto che la Lega "parla al territorio" bisogna poi vedere che cosa il territorio, alla fine, capisce. Certo, quel che salta all'occhio, dalla comparazione tra i testi dei due inni, è che un profano nota, così alla prima, più riferimenti "all'idea culturale e storica della Padania" nell'Inno di Mameli che nel coro del Nabucco. Mentre gli schiavi di Babilonia piangono, come è ovvio, su Sionne e Solima, Mameli si permette di citare non solo Balilla (era genovese...) ma addirittura la battaglia di Legnano. A volte, si ha l'impressione che i leghisti abbiano sbagliato coro: alcuni indizi, anni fa, lo fecero pensare. Soprattutto quando Bossi si presentò all'Arena di Verona, dove era in cartellone il Nabucco, per sentire "il coro dei Lombardi". Già, perché è nel coro dei crociati e dei pellegrini dei "Lombardi alla prima crociata" (altrimenti noto come "Oh Signore dal tetto natio") che ci si strugge al ricordo dei "vaghi ruscelletti dei prati lombardi". Ma è solo una falsa pista: persino vedendola così, si dà troppo credito ai leghisti, cercando ragioni dove ragioni non ci sono. Però, se proprio vogliono restare su Verdi, un consiglio ci permettiamo di darglielo. Visto come hanno governato (negli enti locali e a Roma) e come si stanno sistemando "sulla cadrega", come direbbe il Gran Lombardo (no, non è Bossi...), abbiano un moto di sincerità e adottino il finale del Falstaff: "tutti gabbati!"
Comunque, subita la scelta, bisognava giustificarla. Ed è qui che viene in aiuto l'ignoranza: quella dote condivisa tanto dalla dirigenza quanto dall'elettorato leghista e che li rende così flessibili di fronte ai fatti storici. Si sa: quando si ignorano i fatti, è facile sbizzarrirsi sulle interpretazioni. Basta dare un occhiata qui. Il sito della sezione di Rho non sarà la voce ufficiale del movimento, ma visto che la Lega "parla al territorio" bisogna poi vedere che cosa il territorio, alla fine, capisce. Certo, quel che salta all'occhio, dalla comparazione tra i testi dei due inni, è che un profano nota, così alla prima, più riferimenti "all'idea culturale e storica della Padania" nell'Inno di Mameli che nel coro del Nabucco. Mentre gli schiavi di Babilonia piangono, come è ovvio, su Sionne e Solima, Mameli si permette di citare non solo Balilla (era genovese...) ma addirittura la battaglia di Legnano. A volte, si ha l'impressione che i leghisti abbiano sbagliato coro: alcuni indizi, anni fa, lo fecero pensare. Soprattutto quando Bossi si presentò all'Arena di Verona, dove era in cartellone il Nabucco, per sentire "il coro dei Lombardi". Già, perché è nel coro dei crociati e dei pellegrini dei "Lombardi alla prima crociata" (altrimenti noto come "Oh Signore dal tetto natio") che ci si strugge al ricordo dei "vaghi ruscelletti dei prati lombardi". Ma è solo una falsa pista: persino vedendola così, si dà troppo credito ai leghisti, cercando ragioni dove ragioni non ci sono. Però, se proprio vogliono restare su Verdi, un consiglio ci permettiamo di darglielo. Visto come hanno governato (negli enti locali e a Roma) e come si stanno sistemando "sulla cadrega", come direbbe il Gran Lombardo (no, non è Bossi...), abbiano un moto di sincerità e adottino il finale del Falstaff: "tutti gabbati!"
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