Un articolo apparso qualche tempo fa su Popular Mechanics ricostruiva gli ultimi minuti nella cabina di pilotaggio del volo AirFrance 447 Rio-Parigi, a partire dalle registrazioni della scatola nera. È una lettura per molte ragioni interessante, anche se per me, che di tanto in tanto faccio più o meno la stessa rotta, ha un che di raggelante. A conti fatti, quel che PM suggerisce è che tutto quel che è accaduto sia stato causato, principalmente, dalla difficoltà dei membri dell'equipaggio a comprendere, prima ancora che ad affrontare, una situazione eccezionale, per sostenere la quale non erano assistiti né dall'esperienza né dalla strumentazione elettronica. Anzi, PM suggerisce che, in effetti, la strumentazione elettronica ha finito per avere un effetto deleterio, aumentando la confusione e l'incertezza nell'equipaggio. Rimasti soli di fronte a una situazione inedita, costretti a pensare in pochissimo tempo e sotto stress a soluzioni creative e fuori dalla routine, i copiloti e il capitano hanno perso completamente ogni punto di riferimento e hanno iniziato ad agire irrazionalmente.
Alcuni passaggi del dialogo, chiosati molto bene dall'autore dell'articolo, sono rivelatori. Si intuisce molto bene la difficoltà a comprendere quel che sta accadendo, e l'incredulità di fronte all'aereo che non risponde a comandi che si ritengono corretti («On a pourtant les moteurs! Qu'est-ce qui se passe, bordel? Je ne comprends pas ce que se passe»). In altri passi, l'incapacità di tenere la situazione sotto controllo è denunciata da sequenze di comandi contraddittori («Remonte… remonte... remonte... remonte…» «Mais je suis à fond à cabrer depuis tout à l'heure!» «Non, non, non... Ne remonte pas... non, non» «Alors descends... Alors, donne-moi les commandes... À moi les commandes!»). Alla fine, il copilota Robert è l'unico a rendersi conto che non c'è più altro da fare, e le sue ultime parole, 5 secondi e mezzo prima dello schianto, tradiscono ancora incredulità: «Putain, on va taper... C'est pas vrai!».
Leggendo i giornali di oggi, non ho trovato miglior metafora per figurarmi le attuali mosse delle istituzioni comunitarie e dei governi europei contro la crisi. D'altra parte, la similitudine tra istituzioni politiche e cabina di pilotaggio non è inedita (fu usata, tra gli altri, da Boris Johnson, nel suo ultimo intervento alla Camera dei Comuni). Come sempre accade con i tropi, tuttavia, bisogna fare attenzione alle sfumature. A coloro che occupano una cabina di pilotaggio, infatti, è generalmente riservata la stessa sorte di coloro che siedono nelle file dei passeggeri. Lo stesso non si può dire di chi si metta alla guida di un paese o di istituzioni internazionali, soprattutto quando le cose vanno male. Ed è proprio per questo che a volte viene il dubbio che qualcuno stia puntando volontariamente verso il precipizio, e che qualcun altro non sia così terrorizzato dall'eventualità di non rendersene conto. Al massimo, giusto negli ultimi secondi, potrà esclamare: «Putain, ils vont taper!».
Nessun commento:
Posta un commento